C’è chi piange, c’è chi si sente distrutto in quello che è il proprio lavoro di commerciante e c’è pure chi è arrabbiato e reagisce con toni minacciosi contro il sistema, per questo lungo lockdown che ne ha spezzato la continuità lavorativa e adesso chiede aiuti per ricominciare. A Milano come Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo e tante altre città di un’Italia smarrita, che lunedì 18 maggio si è svegliata con l’unica cosa positiva da constatare: la discesa della curva epidemiologica. Sentimenti di rabbia ma anche di cautela dovuta al momento, s’intersecano tra i titolari di bar, negozi, ristoranti, parrucchieri e spiagge che prevedono un’estate fatta di perdite economiche notevoli, dovute alla mancanza di flussi turistici per ristrettezze e paure di contagio. Il distanziamento tra ombrelloni, piuttosto che tra tavoli di bar, ristoranti e pizzerie, creano grandi difficoltà pratiche e anche psicologiche. A questo proposito c’è chi, pur di lavorare, s’inventa i tavoli negli spazi all’aperto e rafforza il servizio d’asporto, così come sperimentato in queste lunghe settimane di lockdown. Riaprono i negozi di abbigliamento che prevedono ingressi controllati, igienizzazione dei locali e, per garantire ai clienti gli acquisti in sicurezza, si dà pure la possibilità di usufruire all’entrata di guanti, mascherine e liquidi igienizzanti. Situazioni che creano un costo anche economico per tutti questi dispositivi sanitari, i quali devono essere accuratamente utilizzati come da ordinanza del Dpcm firmato dal nostro Primo Ministro Giuseppe Conte. Tutto ciò alla luce dei fatti di un’effettiva riduzione dei contagi, ma con il persistente timore che il virus possa circolare ancora in maniera devastante. E’ innegabile che tutto ciò crei legittime paure, fobie ansiogene che si moltiplicano e che si associano agli innumerevoli altri problemi organizzativi, riguardanti la ripresa del mondo del lavoro che in Italia era già precaria prima del covid 19 e adesso è diventata crisi nera. E intanto scendono in piazza gli ambulanti dell’abbigliamento dei mercati, inferociti per questa lungaggine nel permettere loro di ricominciare. Lamentano povertà e cercano aiuti allo Stato per ricominciare. Situazioni critiche e accorate che piovono da tutte le parti per non essere dimenticate. Grida che si aggiungono alla ricerca personale di sapere qual è la strada giusta per ricominciare, per sopravvivere in questa fase in cui, attenuati i contagi, viviamo tutti il timore di vedere sfumare nel nulla tutti gli sforzi fatti fino ad oggi. E allora tutti a disinfettarci, a ricorrere ai consigli dati e seguiti per lungo tempo. Ma il problema resta! Rimane come il virus che è sempre maledettamente vivo e pronto ad aggredirci dietro l’angolo non appena molliamo la presa. Un essere subdolo che ostacola a fatica la lenta ripresa di un’Italia ridotta in ginocchio e visibilmente spinta verso la povertà della gran parte della sua popolazione. Il mondo della scienza e della politica faccia pure la loro parte. Noi tutti produrremo a fatica, ma con l’aiuto essenziale dello Stato e delle Regioni, la difficoltà di rialzarci da questa immane caduta rovinosa.
Salvino Cavallaro